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18 anni di “Tutto passa invano”
In questi giorni “Tutto passa invano“, il mio primo libro, diventa maggiorenne. Credo sia ormai introvabile e anche io ne conservo solo una copia sgualcita che peraltro non so più dove sia finita, però mi piace pensare che quello sghembo insieme di storie che scrissi fra i venti e i ventisette anni in modo totalmente istintivo, senza nessun tipo di progettualità e senza nemmeno immaginare una futura pubblicazione, contenesse già una sintesi, per quanto grezza e inconsapevole, di tutto ciò che ho poi sviluppato in tutti i miei lavori successivi.
Pare che Muhammad Alì disse che “un uomo che osserva il mondo a cinquant’anni allo stesso modo in cui l’ha fatto a venti ha sprecato trent’anni della sua vita”. Io continuo a pensare che sia l’esatto contrario e che a fotterci realmente sia il momento in cui perdiamo lo sguardo dei vent’anni.
“Tu resti quel bimbo che gioca col Lego: smonti e rimonti pezzetti di vita in cui solo tu vedi navi o castelli”, diceva uno dei brani dell’appendice conclusiva del libro.






