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La tragica situazione delle strade italiane
Esattamente un anno fa, fra le ruote di un camion, finiva la vita di Davide Rebellin. Ci sarebbero molte cose da dire a riguardo ma forse il modo migliore per ricordarlo è provare a riflettere su quanto la drammatica pericolosità delle strade del nostro Paese sia, in quest’ultimo anno, ulteriormente peggiorata.
Purtroppo continua a esserci ben poca coscienza della responsabilità che ci si carica sulle spalle quando ci si mette alla guida di un veicolo e di quanto alcuni comportamenti siano pericolosi, inclusa la mancanza di distanza laterale quando si sorpassa, che è un aspetto che purtroppo chi non ha mai pedalato non può comprendere ma che resta in assoluto il più grande pericolo per i ciclisti. Per cambiare davvero qualcosa servirebbe una drastica inversione di rotta culturale: dovremmo darci tutti quanti una calmata rispetto alla folle frenesia imperante e imparare a tutelare i più fragili e rispettare chi compie scelte diverse dalle nostre. Il che vale poi anche per parecchi altri ambiti. Ma mi rendo benissimo conto che, allo stato attuale delle cose, sia una totale utopia. -
questo strano senso di colpa collettivo
Una piccola e inutile riflessione estiva: ho notato che da qualche tempo, in questo Paese, le colpe di qualunque cosa accada ricadono sempre verso il basso. Dalle conseguenze dei disastri ambientali al carovita fino dal degrado dei servizi pubblici, stando ai grandi opinionisti, tutto sembra sempre essere colpa, direttamente o indirettamente, della mancanza di coscienza di noi cittadini, della nostra scarsa propensione al sacrificio o addirittura delle nostre aspettative troppo alte. L’ipotesi che alla base di determinati drammi possano esserci delle scelte scellerate, delle speculazioni, una cattiva gestione o qualunque altra possibile responsabilità da parte di chi detiene un qualunque potere non viene più nemmeno presa in considerazione se non per qualche risibile teatrino. È curioso, no?
Certo, questo non significa che non ci siano realmente parecchi comportamenti individuali su cui tutti dovremmo riflettere nella nostra quotidianità cercando di fare ognuno la propria parte per migliorare ciò che ci circonda. Tutt’altro. Però l’avere ormai eletto il senso di colpa collettivo a sistema di governo chiudendo costantemente gli occhi di fronte a qualunque responsabilità, mancanza, manipolazione o malafede da parte di chi detiene un qualsiasi potere ci sta facendo pericolosamente diventare una società di individui passivi e privi di spirito critico capaci solo di inutili lotte fra poveri. -
un referendum per la pace
Da qualche giorno è iniziata la raccolta firme per il referendum abrogativo che fermi la complicità del nostro Paese nell’inasprimento sempre maggiore, tramite l’invio di armamenti, del conflitto che tutti conosciamo. Credo sia una proposta parecchio importante che va potenzialmente a toccare uno degli snodi cruciali del nostro futuro.
Personalmente ho parecchie riserve sullo strumento e su diverse altre cose, però penso che la campagna referendaria vada presa prima di tutto come l’occasione per lanciare un segnale forte su un tema vitale su cui tutte le forze politiche all’unisono e tutti i mezzi d’informazione hanno fin dall’inizio fatto quadrato in modo granitico bloccando ogni possibilità di dissenso.
Vista l’ormai constatata impossibilità di aprire un dibattito pubblico su questo tema o di riorganizzare un movimento di piazza, questa campagna referendaria può essere un modo valido per provare a fare sentire la nostra voce e, in quanto tale, sono convinto che vada fortemente sostenuta. -
pianeta Terra, primavera 2023
Si respira sempre più un’aria da tardo impero, in questa fragile civiltà occidentale all’alba della primavera del 2023.
I colossi della finanza iniziano a mostrare l’inconsistenza del vuoto su cui si basano e i potenti continuano a gestire il mondo come un banale videogioco, alzando sempre di più l’asticella di un conflitto insensato che ci sta toccando sempre più direttamente e che, in un modo o nell’altro, sta facendo parecchio male a tutti noi comuni mortali indipendentemente dal luogo in cui siamo nati. D’altra parte si è capito ormai da tempo che l’impero traballante, per poter continuare a sopravvivere, ha disperatamente bisogno di ridistribuire il benessere verso l’alto e di rimodellare la società su parametri meno umani e più basati sul controllo sociale.
Intanto, con la scusa della modernità o con mille altri alibi apparentemente santissimi sospinti da quella propaganda che ormai dovremmo avere imparato a conoscere, si continua a spingere per legittimare sempre di più le nuove forme di schiavitù e per considerare l’essere umano al pari di una qualsiasi merce. E ovviamente si continuano ad alzare cortine di fumo alimentando divisioni inutili, azzerando le possibilità di dibattito pubblico sui temi davvero cruciali e non smettendo di criminalizzare ogni forma di libero pensiero.
Ma resisteremo anche a tutto questo. -
non è consentito dimenticare
Tre anni fa, dopo un’improvvisa inversione a “U” dei grandi nomi dell’informazione, l’Italia chiudeva. Avrei voluto scrivere qualcosa di razionale sull’argomento ma mi rendo conto di provare ancora troppo sgomento per la sospensione dello stato di diritto a cui abbiamo assistito in quei due anni abbondanti e per la facilità con cui la gran parte dei nostri connazionali ha dimenticato in un lampo ogni briciola di umanità e rinunciato a ogni forma di pensiero critico per adattarsi a vivere in una sorta di teatro dell’assurdo fatto di parole riesumate dal secolo scorso e di “regole” surreali in eterna mutazione.
Personalmente ho avuto l’enorme fortuna, durante i periodi peggiori, di avere a che fare più con la Svizzera che col nostro Paese, il che mi ha evitato molti problemi e mi ha permesso di toccare con mano due modi opposti di gestire ogni situazione, ed è difficile scordarsi la sensazione straniante, provata in diversi frangenti del biennio ma ancora di più nei mesi della “tessera verde”, di passare da un mondo assolutamente sereno a uno totalmente distopico semplicemente attraversando a piedi la dogana.
Per quanto oggi molti mezzi d’informazione stiano cercando di “normalizzare” quel periodo nella memoria collettiva, credo sia vitale ricordare con fermezza ogni cosa per ciò che è stata realmente. Non dimenticare nulla, continue contraddizioni incluse. Non dimenticare nemmeno i continui tagli alla sanità pubblica perpetrati negli ultimi vent’anni e portati avanti ancora oggi che sono stati uno dei nodi scatenanti del caos. E continuare a tenere sempre gli occhi e la mente bene aperti sul presente e sul futuro. -
…per pagare i generali
Parecchi anni fa Enzo Jannacci cantava: “Il nemico non è al di là della tua trincea. Il nemico è qui fra noi. […] Il nemico è colui che vuole il monumento per le vittime da lui volute; E non fa le scuole, e non fa gli ospedali, per pagare i generali.”
In questi giorni di grigia propaganda a buon mercato credo non ci sia altro da aggiungere. Chissà se mai lo capiremo. -
laudate hominem
“Contro l’ideologia della banalità, che domina il mondo, è necessaria un’opposizione” (Benedetto XVI)
Il mio rapporto con la religione è complesso e per molti versi contraddittorio, lo so. Ma non è di questo che si tratta. Non è la religione il punto.
Verso papa Benedetto XVI ho sempre nutrito un’enorme ammirazione e l’ho sempre considerato una delle menti più profonde del nostro tempo: un vero gigante del pensiero che si è rivelato spesso in anticipo sui tempi e ha dedicato una vita intera a scavare nel profondo e a difendere un’idea di essere umano fatto di spiritualità e ragione, andando sempre con decisione controcorrente rispetto a un mondo che tende sempre più a cancellare sia l’una che l’altra. Non a caso i grandi media hanno tentato spesso di demonizzarlo e manipolare ogni sua parola.
Con lui se ne va una delle ultime dighe davvero autorevoli alla deriva che ci sta spingendo verso un totale appiattimento (a)culturale, intellettuale e valoriale, che è poi proprio quella “dittatura del relativismo” contro cui lui ha spesso messo in guardia. Per questo credo sia doveroso rendergli omaggio.