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Gianni Bugno e io
«Chissà se il fatto che lui è cresciuto con la sicurezza di tifare la squadra più forte del mondo mentre io ho imparato la vita e la poesia amando la pedalata calligrafica e i “vedremo” di un talento tanto incostante e indecifrabile può avere in qualche modo influito su ciò che siamo poi diventati da grandi» diceva un mio vecchissimo racconto. Il talento di cui parlavo è quello di Gianni Bugno e ancora oggi credo che ciò che diceva quello scritto sia vero.
Ieri (sabato 25 gennaio), grazie agli amici del Bike Team Malgrate, ho avuto la fortuna di incontrare Gianni alla presentazione della nuova maglia della squadra, di poterlo ringraziare e di potergli finalmente regalare una copia de “L’uomo a pedali“. Vorrei scrivere qualcosa di razionale ma in realtà l’unica cosa che mi sento di dire è che è stato come tornare per qualche istante bambino. -
riflessioni invernali
Credo che prima o poi noi esseri umani dovremo fare pace col fatto di non sapere nulla. Non sappiamo nulla di noi, della nostra natura e delle nostre origini, per esempio, ma nemmeno di ciò che ci circonda. Ci convinciamo che il poco che conosciamo possa avvicinarsi all’essere tutto ciò che c’è da sapere o che delle semplici teorie siano delle verità assolute e nel frattempo continuiamo a dividerci sulla base di facezie. Insomma, ci illudiamo di essere “moderni” solo perché sono cambiate le credenze di massa, gli idoli e i nomi del potere, ma in realtà ci impantaniamo sempre di più in una specie di novello medioevo.
Da qualche tempo mi capita di riflettere su questo fatto, così mi andava di condividere questo pensiero, mentre il freddo dell’inverno continua a mordere forte e i nuovi progetti iniziano a prendere forma. -
a un passo dal 2025
Il 2024, per quanto mi riguarda, è stato un anno che ha rimesso silenziosamente in moto delle energie che erano sopite ormai da un po’. Il che non è per nulla una cosa di poco conto.
Di questi dodici mesi ricorderò soprattutto la serata preziosa al Wine Bar La Rocca che mi ha portato a tornare a raccontare le mie storie in pubblico dopo molto tempo e la bella esperienza fiorentina con il Premio Letterario Ponte Vecchio, più un paio di momenti personali. È stato un anno in cui ho pedalato poco rispetto al recente passato ma in compenso sono tornato a scrivere di più, ho lavorato parecchio su idee di cui si vedranno i frutti in futuro e ci sono stati anche tre nuovi racconti pubblicati su questo sito. Dunque, a conti fatti, direi che è andata bene.
Mi accosto all’anno nuovo con grande curiosità e desiderio di scoprire cosa questi dodici mesi potranno riservarmi. C’è in particolare un progetto di cui spero di poter parlare molto presto che mi sta dando molto entusiasmo.
Buon 2025 a tutti! Con l’augurio forse utopico che possa essere un anno capace di scardinare qualche schema ormai logoro. -
Buon Natale!
Buon Natale a tutti!
Al di là delle luci, dei brindisi, dei grandi discorsi e di tutto quanto il resto, che queste giornate di festa possano essere per tutti un momento di pace e serenità. -
a proposito di “Nella carne”
“Nella carne” è un racconto nato in tempi recenti e in modo totalmente istintivo, quasi come un’esplosione, oltretutto nella stessa giornata in cui ho scritto, sempre di getto, anche un’altra storia, anch’essa stracolma di inquietudini, a cui avrò sicuramente modo di dare spazio in futuro, seppure in una forma diversa.
Quello che mi interessava, nel momento in cui l’ho scritto, era solo lasciare deflagrare la voce della protagonista e andare a fondo, senza pudori, a un senso di intima claustrofobia sociale e personale che credo riguardi molti. Per questo, anche nelle varie revisioni, ho preferito fare sì che mantenesse sempre l’approccio irruento e irrequieto con cui è stato concepito.
Il fatto che la storia sia ambientata in un contesto piuttosto particolare e forse, per qualcuno, controverso è solo una casualità. D’altra già in passato mi era capitato, in qualche occasione, di sfruttare immagini “forti” per parlare in realtà di tutt’altro. -
a proposito de “La Gioconda”
Per chiudere la parentesi dedicata al Premio di Letteratura “Ponte Vecchio” mi sembra doveroso spendere due parole su “La Gioconda”, il racconto che si è classificato al terzo posto nel concorso e che ora si può leggere all’interno dell’antologia celebrativa di questa edizione della manifestazione.
Si tratta di una storia nata da un ricordo molto personale di mio nonno che col tempo si è ampliata fino a diventare qualcosa di più universale, creando un particolare intreccio fra la dimensione privata e quella sociale. Anche per questo è un racconto a cui sono particolarmente affezionato e ha vagato fra i miei appunti per parecchio tempo prima che riuscissi a dargli una forma compiuta, tanto che qualcuno potrà sicuramente averne ascoltato una versione parziale o leggermente diversa già in qualche spettacolo passato.
Credo sia uno scritto che parla soprattutto dell’esigenza di cercare la verità e la bellezza fuori da quelli che sono i percorsi obbligati o le strade più battute, il che, a mio avviso, lo rende particolarmente urgente e attuale. Anche per questo sono sicuro che, per quanto mi riguarda, il percorso di questo racconto sia tutt’altro che concluso e che se ne parlerà ancora in futuro. -
Quindici ottobre
Quindici ottobre. Teniamola sempre ben presente, questa data. Solamente tre anni fa, con l’entrata in vigore dell’obbligo della “tessera verde” per l’accesso ai luoghi di lavoro, questa data segnava una linea di demarcazione profondissima nelle coscienze del nostro Paese.
Ci sarebbero tante cose da dire a riguardo ma in occasione di questa grigia ricorrenza voglio dedicare un pensiero solamente alle persone che in quei giorni, nonostante le minacce dei manganelli e il fango delle bugie dei media che andavano ad aggiungersi alle situazioni drammatiche che molti stavano vivendo, hanno continuato a riempire le piazze con una marea umana pacifica e variopinta che sapeva unire i canti libertari, gli ohm e i rosari. Una folla eterogenea accomunata solo dall’esigenza di non scordare cosa significa essere umani e di non cedere alla deriva imboccata da un mondo che stava scegliendo di rinnegare ogni suo principio fondatore ed elevare il ricatto sociale a metodo di governo. Una deriva che, a dire il vero, non si è mai interrotta del tutto, anche se oggi è tornata ad assumere forme molto più sottili.
Purtroppo quel movimento si è poi spento per colpa dei troppi aspiranti volponi che, dall’interno, hanno cercato di manipolarlo per i propri interessi o farsene scudo per provare a elemosinare qualche spicchio di potere. Però sicuramente quelle piazze ci hanno dimostrato che siamo ancora in tanti ad avere una coscienza critica e tutto ciò che è accaduto in quei giorni non deve assolutamente essere dimenticato. -
un pensiero sul concerto de La Municipàl
Se dovessi dire qual è la band che ha segnato maggiormente il mio 2024, sceglierei sicuramente La Municipàl. Da anni li stimo parecchio e ammiro tantissimo il loro modo di mettere a nudo in modo evocativo ma incredibilmente autentico degli sprazzi di umanissima fragilità, ma in questi ultimi mesi le loro canzoni mi hanno accompagnato più che mai, dunque la curiosità di vederli dal vivo era molto forte.
Il concerto di venerdì sera a Milano è stato una gran bella conferma. Un’esibizione, come è naturale che sia, molto più diretta e fisica rispetto a ciò che si può percepire dai loro dischi ma ugualmente toccante e poetica.
Ho provato a parlarne in modo razionale anche sul sito di Rock Targato Italia. -
90 anni di Piero Ciampi
Esattamente novant’anni fa, a Livorno, veniva al mondo un signore di nome Piero Ciampi. Ed è una ricorrenza singolare se pensiamo che fra pochi mesi, a fine gennaio, saranno trascorsi anche quarantacinque anni dalla sua scomparsa, dunque la sua assenza da questa terra ha praticamente raggiunto la stessa durata di quella che è stata la sua vita.
Il mio amore per poetica di Ciampi non è mai stato un mistero, quindi qualunque mia parola a riguardo sarebbe probabilmente superflua, ma dedicargli un brindisi e un pensiero in questa giornata mi sembra più che doveroso. In pochi hanno saputo scavare come lui nei proprio sentimenti e nei propri disequilibri fino a scarnificarsi l’anima per trasformarla in poesia.
Un brindisi per Piero. -
a proposito della Randolario
Fra le esperienze che mi sono capitate in questi anni, quella di vivere una manifestazione ciclistica da dietro le quinte dando una mano agli organizzatori nelle piccole cose pratiche ancora mi mancava.
La giornata di domenica alla Randolario è stata parecchio intensa ma soprattutto estremamente piacevole, piena di sorrisi e di energie positive sia da parte dei numerosissimi partecipanti che da parte degli splendidi compagni d’avventura del Bike Team Malgrate che hanno organizzato tutto quanto. Il fatto che poi qualcuno abbia avuto modo anche di portare a casa come premio una copia de “L’uomo a pedali” è stato un ulteriore motivo di gioia.
Volendo trarre una breve conclusione, è curioso come la strada ti dimostri continuamente che c’è sempre qualcosa da imparare sia dalla velocità dei primi arrivati che dalla tenacia eroica degli ultimi. -
“La prima ultima volta” a Una Ghirlanda Di Libri
So bene che parlare de “La prima ultima volta” senza avere al mio fianco Vanna Mazzei, che oltre alla coautrice del libro è stata anche la vera ideatrice del progetto, non è certo come presentarlo insieme a lei, però gli imprevisti della vita hanno voluto che al festival Una Ghirlanda Di Libri di Cinisello Balsamo (MI) le cose andassero in questo modo, dunque posso solo augurarmi di essere riuscito a non fare sentire troppo la sua mancanza.
Per quanto mi riguarda si è trattato di una chiacchierata estremamente piacevole, molto ben moderata da Franca Turco che ha saputo dare all’incontro il giusto equilibrio fra leggerezza e profondità. Una Ghirlanda Di Libri, d’altro canto, è un contesto con cui è piacevole confrontarsi: un festival piccolo e molto curato all’interno degli spazi affascinanti di una villa antica in cui si respira un’atmosfera cordiale e curiosa. È stato un piacere esserci. -
cercando Itaca con Pieralberto Valli
Pieralberto Valli ha pubblicato in questi giorni un libro intitolato “Itaca“. Personalmente vedo questo romanzo come una sorta di mini “Ulisse” di Joyce in versione corale e contemporanea che si intreccia con una “Spoon River” in prosa dei viventi dei nostri tempi. Un flusso di coscienza in cui, alla voce del narratore principale che si appresta a concludere una giornata qualunque nel pieno di questi anni confusi in questo Paese, si intrecciano le storie delle tante vite che incrocia sul suo cammino.
Per lanciare il libro, Pieralberto ha chiesto ad alcuni amici artisti, fra cui anche il sottoscritto, di dare voce a qualcuna delle storie che lo compongono leggendo ognuno un passaggio del romanzo e ovviamente ho accolto il suo invito con grande entusiasmo. Confrontarsi con la scrittura di una mente lucida e profonda come la sua è sempre un’esperienza arricchente dunque, al di là della mia lettura, consiglio vivamente di andare a scoprire il romanzo e i suoi lavori precedenti. -
a proposito de “L’estate”
Credo che l’appunto da cui è nato “L’estate” (il nuovo racconto che da qualche giorno si può scaricare gratis da queste stesse pagine) giacesse nei miei cassetti da ormai una dozzina d’anni, anche se in realtà il titolo è sempre stato “Qualcosa di simile” e ho deciso di cambiarlo in “L’estate” solo poche settimane fa.
Volendo fare una sorta di autoanalisi, mi piace pensare che sia un racconto dagli echi “carveriani”. Di certo è una storia molto lineare che però, per la malinconia di fondo in cui è immersa e per i chiaroscuri degli incontri che la accendono, ha un’atmosfera che mi ha sempre affascinato. Per questo mi è sembrato il racconto giusto da lasciare libero in queste ultime giornate di agosto. -
pensieri estivi
L’estate è esplosa già da qualche settimana ed è tempo di concedersi un pochino di riposo. Questa prima parte del 2024 è stata parecchio sfuggente sotto diversi aspetti e anche per questo motivo, il più delle volte, ho preferito limitare al minimo indispensabile le comunicazioni su questi spazi concentrandomi soprattutto sul mio lavoro.
Subito dopo la pausa estiva arriverà, sempre gratis su queste pagine, un nuovo raccontino e probabilmente nei mesi successivi ce ne sarà qualche altro ancora. In attesa di riordinare le idee su possibili futuri progetti più corposi, riprendere a far volare liberamente in giro per il mondo qualche storia breve mi sembra un buon inizio. Per il resto si vedrà.
Buona estate a tutti. -
questi anni da fast food
Una piccola inutile riflessione primaverile:
Viviamo un’epoca in cui tutto deve essere spettacolare e veloce. Viviamo un’epoca in cui tutto ciò a cui assistiamo deve essere “il migliore di tutti i tempi”. Viviamo un’epoca in cui ogni proposta deve essere coinvolgente e immediatamente accessibile a chiunque senza sforzo.
Sono considerazioni banali, lo so, ed è già da parecchio tempo che si la direzione imboccata è questa, ma non si può non prendere atto che questa ricerca del sensazionalismo a tutti i costi si sta allargando a macchia d’olio anche agli ambiti più insospettabili. Penso alla musica, dove la ricerca ossessiva di un certo “giovanilismo” forzato sembra contagiare sempre di più anche gli ambienti meno nazionalpopolari. Penso allo sport, dove si spinge sempre di più per avere competizioni che tengano costantemente alto il pathos o dove si alimentano continuamente discorsi infantili per fomentare l’esaltazione più becera dei tifosi. Penso alla letteratura, dove… vabbè… non c’è neanche bisogno di dirlo.
Sembra si stia dimenticando che alcune situazioni si possono apprezzare realmente solo dopo avere imparato con pazienza a leggerne fra le righe il linguaggio e le sfumature. Sembra si faccia sempre più fatica a ricordare che il fascino di molte cose è proprio nella complessità, nell’attesa o nei piccoli dettagli. Sembra che troppi, in diversi ambiti, abbiano ormai rinunciato a portare avanti una propria identità per rassegnarsi a rincorrere la mentalità che domina quest’epoca da fast-food. Ed è un vero peccato perché, con questa smania di sensazionalismo, si stanno perdendo molte cose preziose. -
Erba e il tritacarne mediatico
Nei prossimi giorni il tribunale discuterà la possibilità di revisione del processo per la strage di Erba del 2006 e credo che questa vicenda, al pari di quella di Brembate del 2010 e di altre, meriti una riflessione che riguarda tutti noi.
Il fatto che la condanna di Rosa Bazzi e Olindo Romano sia stata frutto esclusivamente di scandalose manipolazioni mediatiche e giudiziarie penso sia ormai evidente a chiunque abbia provato a informarsi seriamente sulla vicenda. Volendo però ampliare il discorso credo che, allo stato attuale delle cose, tutti quanti dovremmo provare almeno un minimo di preoccupazione di fronte a un sistema che, come accaduto per esempio in questo caso o in quello di Massimo Bossetti, porta delle persone totalmente estranee ai fatti a venire ingiustamente private della libertà e sottoposte a una vergognosa gogna mediatica in modo artefatto e indegno di un Paese civile, fra animi aizzati dai polveroni giornalistici e verità spudoratamente falsate per l’esigenza di trovare rapidamente un “mostro” da dare in pasto all’opinione pubblica. Tutti dovremmo avere paura di un circo mediatico e giudiziario che troppo spesso si trasforma in un tritacarne da cui chiunque, in modo assolutamente casuale, può venire travolto. Perché purtroppo, alla luce dei fatti, ciò che è accaduto a queste persone può accadere in qualunque momento a chiunque di noi. -
la triste fine degli artisti
C’è una strana anomalia che in questi tempi mi è capitato di notare con una certa frequenza: sembra che la maggioranza degli artisti, che come diceva De André dovrebbero essere una sorta di anticorpo che difende la società dagli eccessi del potere, abbia scelto di invertire il proprio ruolo ed ergersi a difensore dello status quo o al massimo unirsi a qualche coro fumoso perfettamente in linea con l’andamento generale delle cose. Pare che la critica verso i potenti e la capacità di sviluppare pensieri indipendenti vengano sempre più spesso soppiantate da una sorta di sarcasmo rancido verso il nemico pubblico mediatico del momento o verso le voci non allineate, finendo con l’alimentare quell’infantile gioco di infinite divisioni fra poveri che ormai è una vera piaga sociale.
Certo, per fortuna c’è ancora qualche eccezione, anche se si tratta per lo più dei soliti vecchi noti e qualche sporadica bella sorpresa, ma la cosa mi sembra parecchio triste. Anche perché, per quanto non si tratti certo una tendenza nuova, ho la sensazione che in quest’ultimo periodo la deriva si stia acuendo sempre di più. “E pensare che c’era il pensiero”, diceva Gaber. -
Buon Natale!
Buon Natale!
Che quelli che stanno arrivando possano essere per tutti giorni colmi di calore e serenità. -
La tragica situazione delle strade italiane
Esattamente un anno fa, fra le ruote di un camion, finiva la vita di Davide Rebellin. Ci sarebbero molte cose da dire a riguardo ma forse il modo migliore per ricordarlo è provare a riflettere su quanto la drammatica pericolosità delle strade del nostro Paese sia, in quest’ultimo anno, ulteriormente peggiorata.
Purtroppo continua a esserci ben poca coscienza della responsabilità che ci si carica sulle spalle quando ci si mette alla guida di un veicolo e di quanto alcuni comportamenti siano pericolosi, inclusa la mancanza di distanza laterale quando si sorpassa, che è un aspetto che purtroppo chi non ha mai pedalato non può comprendere ma che resta in assoluto il più grande pericolo per i ciclisti. Per cambiare davvero qualcosa servirebbe una drastica inversione di rotta culturale: dovremmo darci tutti quanti una calmata rispetto alla folle frenesia imperante e imparare a tutelare i più fragili e rispettare chi compie scelte diverse dalle nostre. Il che vale poi anche per parecchi altri ambiti. Ma mi rendo benissimo conto che, allo stato attuale delle cose, sia una totale utopia. -
dopo la pausa estiva
Ritorniamo alla quotidianità dopo qualche giorno di riposo. La prima parte di questo 2023 è stata decisamente viva e interessante ma devo ammettere che nell’ultimo periodo il continuo dividermi fra la vita vera, la promozione de “La prima ultima volta” che ha portato più soddisfazioni di quanto mi sarei aspettato, il percorso senza fine de “L’uomo a pedali” e i vari impegni legati al mondo della musica mi stava mandando un po’ in confusione, dunque la sosta estiva è stata più che mai una benedizione.
Sono stati giorni sereni, questi ultimi, divisi fra relax assoluto e qualche bel chilometro a pedali percorso su alcune delle strade che mi fanno sentire maggiormente in pace con me stesso. Davvero ci volevano, prima di ributtarsi nel turbinio di cose che mi attendono nei prossimi mesi.
Nelle prossime settimane ci saranno delle belle novità su ognuno dei fronti che citavo all’inizio. Ci sarà da divertirsi e c’è ancora parecchia strada da percorrere.