diario del tour [Solza (BG), Castello Colleoni – 23 aprile 2009]

E’ bello che il viaggio de “L’uomo a pedali” sia partito proprio dal castello Colleoni: quelle mura antiche rimodernate sono state, negli ultimi mesi, quasi una seconda casa per me, dopo che ad un concerto di Giuliano Dottori rimasi folgorato dal fascino del luogo e dall’affinità umana che era fin troppo facile allacciare con le persone che lo gestiscono.
Oltretutto è curioso che ad organizzare tutto questo, insieme a Neverland, ci sia un’associazione che si chiama Lunanuova (con il nome scritto tutto attaccato come piaceva un tempo a me), considerato che la luna è un elemento che è ritornato più volte durante la lavorazione del libro, tanto da diventare poi anche il nome di un personaggio. Una mia vecchia amica commenterebbe: “è la suerte”.
Salgo sul palco alle 22.30 precise, introdotto dalle note della canzone di Pino Marino da cui ho preso in prestito il titolo del romanzo, ed inizio con una nuova versione di “Cosa resta”, giusto per ricordarmi che ci sono ricordi e sensazioni che è bello portarsi dietro anche quando scegli di voltare pagina e raccontare un’altra storia. Da lì tutto scorre via liscio e naturale: il pubblico attento e numeroso, le videoproiezioni delle foto di Genny che accompagnano in modo impeccabile i miei racconti, i Macno che in questa inedita veste acustica si rivelano una sorpresa persino superiore alle attese e le mie parole che scorrono via in modo sorprendentemente naturale. Tutto perfetto.
Uscendo dal castello dopo il tradizionale giro di Kalashnikov di fine serata (chi vuole sapere di cosa si tratta dovrà recarsi direttamente sul posto) penso solo che è andato tutto bene, che mi sono divertito e che è bello che la storia de “L’uomo a pedali” inizi a non essere più solo mia. Ora il viaggio è iniziato sul serio e bisogna solo continuare a pedalare e vedere cosa ci aspetterà lungo la strada.