il cielo capovolto

Cara Elisabetta,
  fra i brani più recenti di Roberto Vecchioni c’è una frase che recita: “Non lo so se è meglio vivere che scrivere. So che scrivo perché forse non so vivere”.
  Quella frase mi ha folgorato mentre preparavo i brani da proporre lunedì mattina (24 ottobre) ai ragazzi detenuti a San Vittore durante l’appuntamento mensile con loro per il progetto “Nella mia ora di libertà”, che in questa occasione, dopo l’entusiasmo raccolto il mese scorso con il reading su De André, sarà dedicato proprio ai testi di Vecchioni.
  Questa volta, appena uscito dal carcere, salterò su un treno per Roma dove martedì sera (25 ottobre, alle 21.00) avrò il piacere di condividere ancora il palco con Vincenzo Di Pietro e Raffalla Stacciarini. Per la data romana di presentazione di “Senza te” di Vincenzo, organizzata dall’Arci Lesbica al Cheese and Cheers Bistrot (via Paola Falconieri, 47/b), abbiamo preparato tutti insieme uno spettacolo molto particolare in cui le nostre storie si intrecceranno diventando un corpo unico. Penso che ci si divertirà, anche perché, ad accompagnare le nostre parole, ci saranno cioccolato e rum.
  Mentre ti racconto queste cose però mi sta venendo un dubbio: e se fosse che invece si scrive PER vivere? Se vivere e scrivere si rincorressero a vicenda? Ci hai mai pensato? Per me, in fondo, è sempre stato così.
    Un abbraccio
      Rob