grazie ai ragazzi di San Vittore
Il carcere di San Vittore è un ambiente che spiazza: è un universo crudo, capace di trasmettere un senso di claustrofobia e inquietudine profonda ma anche di custodire dei lampi di purissima umanità
L’accoglienza che i detenuti hanno riservato ad “Alice” è stata davvero incredibile: un incontro lunghissimo, pieno di domande e di osservazioni, con un livello di attenzione altissimo. Spesso dico che mi auguro che chi leggerà questo libro possa affezionarsi ai due protagonisti come se fossero semplicemente due persone che in quelle pagine cercano di mettersi a nudo affidando al lettore una parte importante di sé, e mai come in questo caso ho avuto l’impressione che il mio auspicio sia stato ripagato. Alcune delle riflessioni dei detenuti che avevano letto il libro mi hanno davvero folgorato per la vicinanza affettuosa all’anima dei personaggi.
Così si conclude anche la terza settimana di vita di “Alice”: una settimana che, oltre allo splendido incontro con i ragazzi di San Vittore, è stata accompagnata anche dalla partecipazione al piacevole salotto letterario della libreria Hemingway al Turné di Monza, da un paio di interviste radiofoniche e dal reading dal sapore decisamente rock, grazie anche a un Luigi Tuttobene in gran forma, al Pintupi di Verderio Inferiore (LC).