errori cromatici

Ammetto che mi crea un filo di disagio il fatto di vedere, a volte, “Alice” nella sezione “romanzi rosa” di qualche libreria.
Lo so che è comodo catalogare come “rosa” qualunque storia parta da un rapporto travagliato fra due persone legate da qualcosa che ha in qualche modo a che vedere con l’amore, ma so anche che chi ha letto il romanzo ha capito benissimo che, per quanto gli aspetti sentimentali della vicenda con tutta la simbologia che si portano dietro stiano molto a cuore anche a me, il rapporto fra Alice e Francesco è, sotto molti aspetti, soprattutto l’alibi per tracciare un ritratto umano molto profondo di due soggetti fuori tempo nati per errore in quest’epoca confusa in cui l’accontentarsi di stare “dalla parte giusta” evitando di farsi troppe domande sembra essere diventato il comandamento principale.
Mi è capitato spesso, negli ultimi mesi, di aprire qualche giornale e rendermi conto di quanto Alice e Francesco, con la loro totale imperfezione, le loro contraddizioni, la loro purezza, la loro assoluta coerenza e il loro non riuscire a smettere di scavare dentro a se stessi e a ciò che li circonda cercando il proprio posto nell’universo, siano in assoluta controtendenza rispetto alla piega che sta prendendo il mondo in questi anni. Ed è anche per questo che sono orgoglioso di avere raccontato la loro storia.
Lasciamo dunque perdere il rosa, per favore: al massimo pensiamo a un’infinita serie di chiaroscuri.