io voto no

Il 4 dicembre si avvicina e due parole a riguardo sento di doverle dire.
Da qualche anno anche in politica ha preso piede la mentalità del “conta solo vincere”, anche a dispetto di qualunque principio e qualunque idea, fingendo di dimenticare l’importanza cruciale che i movimenti “di minoranza” hanno spesso avuto nel corso della storia del nostro Paese. La smania di “governabilità” e di “fare le leggi più velocemente” che sembra essere il principale pretesto della nuova riforma costituzionale non ha davvero alcun senso, anche perché siamo un Paese che di leggi ne ha  -e ne partorisce ogni anno- già fin troppe e necessiterebbe di regole buone fatte nel rispetto di tutti, anziché di leggi fatte “più in fretta” assecondando i capricci di un’élite sempre più ristretta e lontana da noi cittadini.
Personalmente sono anche d’accordo con chi sostiene che purtroppo gran parte della nostra sovranità l’abbiamo già da tempo svenduta ai burocrati dell’Unione Europea ma, proprio per questo, penso sia importante tenerci stretto quel poco che ci resta e non rischiare, stravolgendo i rapporti di forza fra parlamento, governo ed elettori, di ritrovarci ancora più in balia di decisioni prese altrove o di governi pressoché privi di oppositori guidati da interessi che non sono i nostri.
Ecco: ho preferito concentrarmi su qualche piccola riflessione di principio ed evitare di addentrarmi nei dettagli tecnici, che ho studiato con attenzione ma su cui credo che altri si sappiano esprimere in modo molto più autorevole di me -anche se non posso non citare almeno la porcata del ruolo di senatore ridotto a “secondo lavoro” di qualche sindaco o consigliere regionale, che trovo offensiva per l’intelligenza di chiunque voglia interessarsi minimamente a ciò che succede-, per spiegare alcuni dei motivi per cui questa volta ritengo doveroso prendere una posizione chiara e dire NO alla tremenda riforma costituzionale che si voterà il 4 dicembre.
Non facciamoci ingannare dalla retorica stucchevole del cambiamento “tanto per cambiare”: un ulteriore passo verso il baratro non è un cambiamento utile per nessuno.