un pensiero per Charlie

La vicenda di Charlie Gard mi sta mettendo una tristezza infinita. Davvero non mi capacito che per qualcuno possa essere meglio lasciar morire soffocato un bambino di undici mesi piuttosto che sottoporlo a un trattamento che, per quanto possa essere sperimentale e avere una possibilità su un milione di riuscire, rappresenta pur sempre un filo flebile di speranza. Non mi piace questo voler a tutti i costi uccidere la speranza. Non ce la faccio ad allinearmi alla visione puramente matematica e utilitaristica della vita umana che sta alla base di decisioni come questa. E ancora di più mi fanno incazzare quelle parti politiche che sbandierano sempre lo slogan “libertà di scelta” ma in questo caso, a fronte di una scelta chiara dei genitori di questo bambino sul voler tentare ogni strada possibile, gettano la maschera schierandosi contro di loro.
Produci, consuma, crepa”, urlavano provocatoriamente i CCCP una trentina d’anni fa, ed evidentemente sono stati profetici: per il pensiero dominante del nostro tempo, se non puoi produrre e soprattutto consumare, devi solo crepare. Se non rientri nello standard del bello, sano, felice e vincente, puoi anche considerarti “non degno” di vivere. E, no, non ce la faccio proprio ad allinearmi a una visione della vita così misera e priva di profondità.