radio Mosul

Sono ormai diversi anni che come sfondo del desktop del mio pc ho una foto di Giovanni Lindo Ferretti. L’ho scelta e non l’ho mai tolta perché, quando sto per mettermi al lavoro, mi fa sempre bene ritrovarmi davanti qualcosa che mi ricordi quanto sia necessario rimanere fedeli solo a se stessi, sviluppare un proprio pensiero uscendo dagli schemini preconfezionati e proseguire sempre lungo la propria strada fregandosene del rumore di fondo.
Qualche giorno fa l’ho rivisto dal vivo per l’ennesima volta e l’ho trovato come sempre illuminante e tremendamente necessario. Una delle tante cose che ammiro di questa fase del suo percorso è la capacità di spostare completamente gli equilibri del discorso e dire cose pesanti semplicemente giocando con le sfumature, cambiando una parola nel ritornello di una vecchia canzone o aggiungendo tre versi apparentemente improvvisati in coda a qualche strofa.
Il Ferretti di oggi, con la sua coerenza, la sua lucidità affilata e la sua intransigenza, continua a confermarsi un faro di cui c’è infinitamente bisogno: un artista dallo spessore umano enorme e un pensatore profondo e attento come non se ne sentono quasi più, in questo mondo fin troppo pieno di menti pigre e intellettualini di regime schierati sempre dalla parte “giusta”. Credo che quella foto resterà al suo posto ancora per un bel po’ di tempo.