tempi di dittatura finaziaria

Se votare facesse qualche differenza, credete veramente che ce lo lascerebbero fare?” diceva Mark Twain.
Oggi avrei voluto parlare di un bel fine settimana a Firenze e di qualche piccola novità, ma credo ci siano momenti in cui è doveroso fermarsi a riflettere su cose più serie.
Da persona che non si è mai rispecchiata in nessun movimento politico, non posso non prendere atto che stiamo vivendo una delle pagine più grigie della storia del nostro Paese. Non si tratta di “destra” o “sinistra” (chi ragiona in quei termini probabilmente ha passato gli ultimi settant’anni nel regno delle fiabe) né di illudersi che questo o quel soggetto possa fare miracoli (anzi, sono il primo a continuare a non appoggiare nessuno schieramento): si tratta di prendere atto che oggi l’unica suddivisione politica minimamente sensata è quella fra gli estremisti fanatici dell’alta finanza e chi invece cerca altre strade. E si tratta di prendere atto che, al minimo accenno di voce fuori dal coro dei “mercati” (peraltro, nel caso specifico, una voce blanda, insicura e ambigua in cui non avrei riposto speranze concrete, ma non è questo il punto), la dittatura finanziaria che stiamo vivendo ha subito sguinziagliato i suoi peggiori cani da guardia mettendo a tacere ogni possibilità di scelta che non sia l’abbassare il capo e sottostare ai diktat.
I mercati insegneranno agli italiani a votare bene” ha dichiarato oggi il Commissario Europeo Oettinger. Casomai ci fosse bisogno di conferme.