Frank Vandenbroucke
Il 12 ottobre di dieci anni fa moriva Frank Vandenbroucke, forse il più grande talento incompiuto del ciclismo moderno. Ricordo che un paio di settimane dopo la sua scomparsa avevo una presentazione de “L’uomo a pedali” in un circolo in Brianza e ho praticamente parlato solo di lui anziché del mio romanzo. Mi sembrava ci fossero delle somiglianze, fra lui e il protagonista del libro. E probabilmente, in qualche modo, c’erano davvero.
Di Vandenbroucke mi piace ricordare soprattutto il famoso aneddoto sul fatto che, durante uno dei suoi tanti periodi di inattività per problematiche varie, pur di non stare lontano dalla bicicletta partecipava sotto falso nome alle gare dei cicloamatori di provincia, dileguandosi dal percorso poche centinaia di metri prima del traguardo per non togliere agli altri la gioia di una vittoria che per lui sarebbe stata troppo facile. Dopotutto “vincere o perdere è solo un dettaglio assolutamente insignificante”, diceva il protagonista del mio romanzo. E per alcune persone davvero il mondo riesce a trovare una prospettiva sensata solo quando lo si guarda dalla sella di una bicicletta.