salutando il 2019

Mi ero ripromesso di evitarla, questa volta, la classica riflessione inutile di fine anno, ma evidentamente non ne sono capace.
Il 2019 è stato un anno lento in cui, per svariate ragioni, credo di essermi spesso rintanato a osservare il mondo da una certa distanza. Il che non è necessariamente un male: a volte è necessario anche questo. Fra una fuga e l’altra da tutto, poi, i piccoli progetti non sono mancati (penso soprattutto al coinvolgimento nello spettacolo “Leonardo in cinque voci” in primavera, ma anche alle cose fatte insieme a Rock Targato Italia e ai due racconti che hanno dato continuità al percorso di “Storie Contromano”), per cui non è stato certo un anno vuoto.
Dal 2020 ho meno che mai idea di cosa aspettarmi. Mi auguro che possa essere un anno di valichi da scavalcare e chilometri più o meno metaforici da percorrere.