2020 Speedball

Quando uscì “2020 Speedball” dei Timoria avevo 15 anni e il 2020 a cui l’album faceva riferimento come un romanzo distopico pareva qualcosa di lontanissimo. Sembrava davvero fantascienza, pensare al 2020. Invece eccolo qui.
C’è da dire che su molte cose Omar Pedrini e i suoi compagni sono stati profetici: nell’aria sembra aleggiare proprio il senso di straniamento che loro cantavano venticinque anni fa e molti dei temi trattati in quelle canzoni sono drammaticamente attuali.
Se guardo fuori dalla finestra all’alba di questo nuovo decennio sembra che nel mondo domini -per citare un grande maestro- “uno strano godimento nel sentirsi inutili”. I grandi mezzi d’informazione, per esempio, ci anestetizzano i pensieri riempiendo pagine di argomenti vuoti o lotte innocue, e intanto le battaglie davvero importanti come quelle per i diritti sociali, il lavoro e le vere istanze di libertà vengono sempre più dimenticate.
Comunque, al di là di tutto, a distanza di venticinque anni, “2020 Speedball” è ancora un gran disco. Siamo noi che forse non siamo invecchiati altrettanto bene. Io per primo.

Diceva una frase del disco: “…quel vecchio che sputa rabbia e verità non è pazzo ma è il tempo reale: dice che qui moriremo in schiavitù in velocità artificiale.” Già…