a proposito di “Ducentoventisette euro”

Ammetto che, quando i ragazzi di Wide Art VCO mi hanno invitato a partecipare alla loro antologia virtuale “Fermati. Leggi.“, la tentazione di scrivere qualcosa di leggero e consolatorio mi ha sfiorato. Ho anche provato a farlo però, dopo qualche ora passata a fissare uno schermo bianco, mi sono reso conto che non ce l’avrei mai fatta e che non aveva nemmeno senso provarci. Ho capito che davvero non è il momento per raccontarci favole e che di falso ottimismo anestetico ne circola già fin troppo in questo periodo. Così, di pancia, è nato questa storia intitolata “Duecentoventisette euro“.
Credo sia un racconto molto crudo e dolente, soprattutto perché prova a dare corpo ai pensieri di una persona che, nell’Italia del presente o del futuro prossimo, può essere uno qualunque di noi, ma mi piace pensarlo, nel mio piccolo, anche come una sorta di urlo lanciato verso l’alto (non in senso metafisico), per quanto destinato a restare inascoltato. Dopotutto il sottotitolo del progetto è: “antologia necessaria“.

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