io dico (ancora) no

Ci sono momenti in cui dire un fermo NO diventa fondamentale, e il referendum del 20 e 21 settembre è uno di questi.
Il punto non è il taglio di qualche posto in parlamento: c’è un principio molto più importante in ballo ed è per questo che è necessario lanciare un segnale forte. Il fatto è che sono ormai trent’anni che chiunque acquisisca un minimo di potere tenta di mettere le mani sulla Costituzione per attenuare gli strumenti di garanzia che prevede e limitare le possibilità di dissenso. Ci hanno provato tutti, in tutti i modi, da destra e da sinistra, e negli ultimi tempi si è arrivati all’assurdo di uno Stato che la Costituzione si permette addirittura di forzarla senza ritegno a proprio piacimento con il beneplacito di tutte (tutte!) le forze politiche. Quelle stesse forze che oggi ci invitano unanimemente (!) a votare a favore del “taglio dei parlamentari” con il sorrisetto falso di chi spergiura che è per il nostro bene sbandierando l’ipocrisia del risparmio di due spiccioli.
Il referendum del 20 e 21 settembre è l’occasione per dire a questi signori che noi non ci stiamo. Che non ci pieghiamo alla loro arroganza e non ci beviamo più le loro bugie. Che non crediamo a uno Stato gestito con le logiche ultra liberiste di un’azienda privata. Che non accettiamo che gli strumenti di garanzia della nostra libertà vengano calpestati o che si possa anche solo pensare di scalfirli subdolamente.