Italia, autunno 2020

Sono giorni che cerco di scrivere qualcosa di razionale su ciò che sta accadendo in questo Paese ma non ce la faccio proprio. Sono troppo arrabbiato e frustrato. Stiamo vivendo la pagina più nera della nostra storia democratica e abbiamo perso di vista quelli che sono i valori fondanti della nostra società. Siamo nelle mani di un branco di delinquenti arroganti e continuiamo a sbattere la testa su percorsi cervellotici, anacronistici e liberticidi dimenticandoci quella che dovrebbe essere la più semplice e naturale parola chiave del nostro presente: curare (in ogni sua possibile accezione, dal fidarci di quelle cure che a marzo sembravano lontanissime mentre ora sono ormai rodate, fino al prenderci cura sotto ogni punto di vista di noi stessi e di chi ci sta vicino).
Io non so che futuro ci aspetti. Mi fa molta paura il fatto che, fra i politicanti, ormai nessuno parli più di ritorno alla normalità ma solo di instaurare una “nuova normalità”. Viste le premesse, mi sembra una prospettiva a cui è doveroso opporci con tutte le nostre forze. Non so come, ma so che è vitale farlo.