resistendo alla deriva

C’è stato un tempo, nel secolo scorso, in cui per lavorare e partecipare in qualunque modo alla vita pubblica dovevi possedere una ben precisa tessera di partito. Non era obbligatorio tesserarsi, ma se non lo facevi ti era preclusa qualunque cosa avesse un minimo di rilevanza sociale. Così alla fine quasi tutti si sono adeguati, chi per convinzione, chi per paura e chi perché “tanto che ti costa? Non sarai certo tu a cambiare il mondo”. Si sono adeguati anche i tantissimi che poi, appena il vento è cambiato, si sono affrettati a rifarsi una verginità bruciando ogni traccia del loro passato.
Personalmente non ho mai avuto tessere politiche e mi sento di dire che mai ne avrò. Se qualcuno vuole dividere il mondo fra cittadini di serie A e cittadini di serie B, continuerò ad accomodarmi con convinzione fra i secondi con tutto ciò che ne conseguirà. Se qualcuno si è scordato di vivere in uno Stato di Diritto, mi sento solo di oppormici come posso, in primis nel mio vivere quotidiano. Vista la strada imboccata ormai da troppo tempo, non c’è più spazio per i “cosa ti costa? Non sarai certo tu a cambiare il mondo”.
La deriva verso cui si sta andando era intuibile da tempo, ma non mi aspettavo che le cose potessero subire fin d’ora un’accelerazione così violenta. Non mi aspettavo nemmeno che si potesse arrivare a fomentare lo scontro sociale con tanta arroganza e cattiveria. E l’asticella continua ad alzarsi rapidamente mese dopo mese, per cui non si tratta più di discutere il singolo provvedimento ma di riflettere sulla direzione verso cui si sta correndo. Sinceramente inizio ad avere paura. Ma occorre mantenere la calma e resistere. Resistere. Resistere.