cinquanta volte Rebellin

“Vincere o perdere è solo un dettaglio assolutamente insignificante”, dice una frase del mio romanzo che forse ultimamente sto citando anche troppo. Di questa cosa ho l’impressione che possa essere convinto anche Davide Rebellin: un giovanotto che proprio oggi compie cinquant’anni e che, dopo avere conosciuto in passato le vette più alte del ciclismo mondiale, a dispetto di ogni legge di madre natura oggi è ancora sulla strada a lottare in gare di eccellente livello con atleti che potrebbero abbondantemente essere suoi figli.
In un mondo così caotico, ogni volta che mi capita di imbattermi in una sua intervista e lo vedo parlare con la sua calma da maestro zen ho l’impressione di trovarmi di fronte un uomo che ha saputo trovare dentro di sé un equilibrio assoluto e che forse ha capito qualcosa che a noi comuni mortali continua a sfuggire. Eppure parliamo di un ciclista che ha saputo vincere anche una Liegi, fra le altre cose, e che nelle competizioni più dure ha sempre mostrato una grinta impressionante. Forse è vero che continuare a fare ciò che si ama fregandosene del rumore di fondo è l’unico modo per poter vivere davvero in pace con sé stessi.
Ci vorrebbero più uomini così, su questo pianeta. O quando meno dovremmo dare molto più risalto a quelli che abbiamo.
Un brindisi a lui.