la Cina si avvicina

Diciamolo fuori da ogni metafora: l’Europa sta procedendo a falcate da gigante verso il cosiddetto “credito sociale” (o “cittadinanza a punti”, o “modello cinese”, chiamiamolo pure come ci pare) e, nonostante le rassicurazioni palesemente false sul fatto che ogni controversa disposizione sia stata pensata solo come provvisoria, la corsa in quella direzione sta diventando più rapida, spudorata e violenta settimana dopo settimana.
Perché si è deciso di imboccare questa strada? Soprattutto perché un potere come quello attuale, che mira a concentrare sempre più risorse nelle mani di pochissime società private e a cancellare ogni vera tutela per le fasce sociali più deboli, è per sua natura fragile e ha quindi bisogno di cittadini sempre più docili, manipolabili o quanto meno ricattabili, che è poi lo stesso motivo per cui deve anche ostacolare ogni forma di libero pensiero e di ricerca umana o spirituale che rischia di portare l’individuo a una maggiore consapevolezza di sé e del mondo che ci circonda. D’altro canto diversi leader politici l’avevano annunciato già in tempi non sospetti, che saremmo andati verso una “nuova normalità”: ora le basi di questo sistema sono poste e dal futuro c’è da aspettarsi l’ampliamento a sempre più finalità e ambiti delle misure disposte in questi mesi che nel frattempo stanno già diventando sempre più stringenti.
Cosa fare dunque? L’unica cosa certa è che, al di là di ogni iniziativa pur sempre vitale volta a sensibilizzare le persone, ognuno deve prima di tutto scegliere in tutta coscienza se adeguarsi a un mondo di burattini senz’anima oppure assumersi la responsabilità di rigettare l’intero meccanismo, pagando un prezzo che col tempo diventerà sempre più alto mentre contestualmente diminuiranno le possibilità di scelte intermedie. Io la mia intenzione personale credo di averla già dichiarata più volte: è importante continuare a resistere e saper dire molti “no”. Consapevoli che siamo solo ai primi passi di un percorso lunghissimo e davvero impegnativo.