riflessioni invernali sulla libertà

Quest’epoca ci sta costringendo a fare i conti con una serie di concetti importanti. Per esempio, in questi giorni riflettevo sul fatto che il primo passo per poter vivere sereni sia smettere di considerare la morte come il male supremo. Anche perché si tratta di qualcosa a cui nessuno di noi sfuggirà, per cui tanto vale concentrarsi sul vivere nel modo migliore il tempo che abbiamo piuttosto che avvelenare quel tempo per il terrore di qualcosa di inevitabile.
Allo stesso modo ultimamente mi sono trovato spesso a interrogarmi su cosa sia davvero la libertà, convincendomi sempre di più del fatto che si tratti di qualcosa che ha a che vedere con la coscienza di sé e con la consapevolezza delle proprie scelte più che con la possibilità di fare o meno determinate cose. Si può essere liberi anche chiusi in una cella e si può non esserlo pur facendo tutto ciò che si desidera. “Io sono libero”, si scandiva non a caso qualche mese fa nelle piazze, e non era una rivendicazione ma un’affermazione.
Credo che uno dei grandi problemi dell’essere umano sia la tendenza naturale ad abituarsi anche alle situazioni peggiori e a trovare sempre il modo di adattarsi e sopravvivere, il più delle volte rassegnandosi o aggrappandosi a qualche brandello di positivismo illusorio. Il che è un bene ma anche un male, perché è giusto trovare il modo per sopravvivere anche ai momenti peggiori ma a determinate cose è importante non abituarsi mai.