“L’uomo a pedali” e il Re Stelvio

La prima (e fino a ieri unica) volta in cui ho scalato il passo dello Stelvio in bicicletta avevo diciotto anni. Già da un po’ mi dicevo che sarebbe stato interessante vedere che effetto mi avrebbe fatto riaffrontarlo dopo un quarto di secolo, e la Re Stelvio organizzata da Mapei mi è parsa l’occasione ideale.
Per quanto io non sia un ciclista da salite alpine e nonostante l’ascesa mi sia sembrata più impegnativa di come la ricordassi, tornare a confrontarsi con quei quarantadue tornanti e portare “L’uomo a pedali” al culmine della strada carrabile più alta d’Europa era qualcosa di necessario. Poi anche all’interno del romanzo lo Stelvio ha un suo significato, per cui era doveroso inserirlo in questo lungo percorso. E devo dire che ritrovarsi proprio al centro di un serpentone multicolore con persone di ogni genere, ogni età e ogni livello di preparazione sportiva intente a cercare di risalire tutte insieme, ognuno con il proprio ritmo e le proprie personalissime motivazioni, quei chilometri d’asfalto, è stato qualcosa di emozionante.