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o forse non c’era un motivo
Cara Elisabetta,
“tu ami l’onda e devi stare sempre in fronte al mare e farti investire. ma se mi chiederanno se ti verrò a cercare, io, con parole nuove, gli saprò spiegare che ora ognuno corre per sé ”, recita una canzone dei Non Voglio Che Clara.
La presentazione al castello di Solza è stata una delle più riuscite che abbia mai fatto. Per questa data casalinga volevo proporre qualcosa di completamente diverso dai miei reading abituali e Luca Barachetti, che mi ha fatto da moderatore con le sue riflessioni illuminanti, è stato preziosissimo nell’incanalare il discorso su un binario che ha permesso di approfondire i temi più sociali e crudi del romanzo con una bella discussione profonda e a tratti provocatoria. Non posso che essere soddisfatto.
In realtà ci sarebbero anche un paio di altre cose che ti vorrei raccontare: sono giorni in cui mi sembra di subodorare qualcosa di nuovo nell’aria, o quanto meno mi piace credere che sia così. Ma forse è presto per parlarne. Vedremo…
Un abbraccio
Rob -
non voglio che stelle umiliate
Cara Elisabetta,
sai che io i consigli finisco col seguirli sempre con mesi di ritardo o per non seguirli affatto. Era una vita che un caro amico mi suggeriva di leggere “A perdifiato” di Mauro Covacich: qualche settimana fa finalmente l’ho fatto e sono rimasto letteralmente folgorato dalla sua crudezza poetica e dalla sua inquietudine profonda, tanto da gettarmi immediatamente anche sui due libri che ne costituiscono il seguito.
C’è soprattutto una riflessione, in quel romanzo, che mi ha affascinato. Te la copio:
“secondo basilio, santo guastatore della macchina aristotelica, anche i corpi celesti sono sensibili alle affezioni. non hanno desideri né bisogni, eppure dal loro semplice girare infinito traggono piacere. è la loro grande umiliazione, l’umiliazione delle stelle. quindi consolati. girassimo anche intorno al mondo, su due punti diversi della stessa orbita, eternamente, tu partendo da puszta, io dalla california, non smetteremmo per questo di essere umiliati. e comunque, puoi correre quanto vuoi. non diventerai mai una stella.” [Mauro Covacich, da “A perdifiato”]
L’umiliazione delle stelle. Un concetto che mi ha fatto lo stesso effetto di un pugno diretto in pieno viso.
Tornando al mio presente, sabato (12 marzo), alle 21.30, parlerò di “In fondo ai suoi occhi” al Castello di Solza (BG). Come potrai immaginare, è una data a cui tengo particolarmente: un po’ perché quel castello è stato, negli ultimi tre anni, una sorta di mia seconda casa; un po’ perché la data è organizzata da Neverland e dopo la presentazione ci sarà il concerto dei Non Voglio Che Clara (con i Public di supporto); un po’ perché sarà una presentazione molto informale e dialogata, con Luca Barachetti a fare da moderatore; e un po’ perché sarà l’ultimo appuntamento lombardo per questo romanzo. Sarà una gran bella festa.
Un abbraccio, sublunare.
Rob
p.s.: ah… giovedì (10 marzo), alle 21.00, sarò intervistato on-line sul blog di Diego L’Alligatore (alligatore.blogspot.com). Sarà una specie di intervista aperta con la partecipazione di altri due scrittori e la possibilità per i lettori di intervenire. -
professori al mare
Cara Elisabetta,
fa un bell’effetto, alzandosi la domenica mattina con la mente ancora sconnessa dalla realtà, aprire un giornale e scoprire che Roberto Vecchioni ha vinto il Festival di Sanremo. E’ una di quelle rare notizie che per un istante riescono a farti pensare di esserti svegliato, almeno per una volta, nel mondo giusto. Avevo proprio bisogno di un momento simile, per iniziare la giornata di domenica.
La settimana scorsa è stata strana: non mi era mai capitato di vivere in modo negativo i giorni di avvicinamento a un reading, anche se in fondo non saprei dire nemmeno io quali pensieri mi disturbassero realmente. Forse, a rendermi ancora più instabile, era l’ansia di raccontare quella storia proprio nella tua città, o forse semplicemente il fatto che con Milano ho sempre avuto un rapporto poco sano.
Alla fine comunque, come era naturale che fosse, è andato tutto bene: il Ligera è proprio un bel posticino, per nulla “milanese” e gestito da ragazzi molto simpatici, e tutte le inquietudini si sono dissolte le momento stesso in cui ho messo piede nel locale. Il reading è scivolato via tranquillo e Le Gros Ballon hanno fatto un gran bel concerto, molto raffinato e intenso. Tutto bene, insomma.
Un abbraccio
Rob -
Giovanni Lindo Ferretti
“non so dei vostri buoni propositi, perchè non mi riguardano. esiste una sconfitta, pari al venire corroso, che non ho scelto io ma è dell’epoca in cui vivo.”
Dio quanto si sentiva la mancanza di quell’uomo…
“del resto m’importa ‘na sega, sai. ma fatta bene, che non si sa mai.” -
tra giolindo e milano con un grosso pallone
Cara Elisabetta,
ti ho mai raccontato quali furono le prime due cose che feci subito dopo aver tirato fuori dal cassetto la tua penna con l’intenzione di mettermi seriamente a scrivere quel libro? La prima fu impostare una tua foto (si, quella foto: l’unica che avevo) come sfondo del display del cellulare; la seconda mettere una foto di Giovanni Lindo Ferretti sullo sfondo del desktop del computer. La prima mi serviva per tenere presente in ogni istante ciò che dovevo fare; la seconda per ricordarmi, durante le varie rielaborazioni degli appunti scritti a mano, che l’unica cosa che conta è restare fedeli a se stessi e sbattersene di tutto il resto. La prima l’ho rimossa ormai da tempo come era giusto che fosse; la seconda invece è ancora qui, come un monito di cui ho spesso bisogno.
Ovviamente, anche per questo motivo, il fatto che Ferretti torni finalmente, dopo ormai troppo tempo, a cantare in pubblico le sue canzoni, non può lasciarmi indifferente: ho già preso il biglietto per il suo concerto di venerdì. Credo ci sia un enorme bisogno della sua voce, in questo Paese.
Curioso, tra l’altro, considerato quanto la sua immagine ha accompagnato la mia scrittura, che il suo concerto lombardo capiti proprio due giorni prima del mio reading milanese (l’unica data -inutile negarlo- di questo girovagare letterario che mi crea un minimo di tensione, visto il mio rapporto personale con il capoluogo lombardo e l’ovvia influenza che la città ha avuto sul romanzo). Che sia uno di quei bizzarri scherzi dell’universo che a te è sempre piaciuto sottolineare? Chissà… comunque domenica (20 febbraio), alle 19.30, racconterò “In fondo ai suoi occhi” a Milano con un reading-aperitivo al Ligera (via Padova 133. un bel posto fuori dalle logiche dei soliti localini milanesi). Ad alternarsi con me sul palco ci sarà Le Gros Ballon, un duo di ottimi musicisti che propongono una sorta di post-rock dalle atmosfere estremamente raffinate e delicate. Penso che sarà un bello spettacolo.
un abbraccio
Rob
p.s.: giusto per aggiungere un altro tassello a un fine settimana particolarmente denso, sabato al Castello di Solza (BG) farò da moderatore alla presentazione del romanzo d’esordio di Indro Pezzolla, nuovo pupillo di casa Falzea. -
CCCP
“il mondo è pieno di sessuofobi, di maschietti repressi e di tante altre categorie di questi generi. fottetevi!” (glf)
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alla guardarobiera nera
Cara Elisabetta,
oggi voglio farti sorridere: poco tempo fa discutevo con un amico convinto che “In fondo ai suoi occhi” si possa leggere come una sorta di anomala e irrisolta storia d’amore (definizione spiazzante che personalmente considero perfetta per “L’uomo a pedali” ma che fatico molto a legare a questo romanzo, e penso che tu possa capirne i motivi meglio di chiunque altro). Ora il mio editore mi informa che domani (venerdì 11 febbraio), alle 18.00, alla Libreria Book di Reggio Calabria, ci sarà un incontro letterario intitolato “Amore è…!” all’interno del quale, fra gli altri, verrà letto anche qualche brano del mio romanzo. Evidentemente certe riflessioni mi inseguono. Peccato non poter essere presente: sarei molto curioso di vedere quali brani leggeranno e come legheranno le mie parole al tema della serata.
Credo che questo pensiero sull’amore mi abbia condizionato un po’ anche nel reading di ieri sera al Tambourine. Hai presente quei momenti in cui hai in testa un concetto enorme che però non riesci a mettere a fuoco e, ogni volta che provi ad esprimerlo, hai l’impressione di dire cazzate? Ecco! Però è stata una serata molto tranquilla e piacevole e, a livello di lettura e di scelta dei brani, penso di aver fatto un buono spettacolo (sono finalmente riuscito a mettere in scaletta anche “Stanza 47”, che da tempo mi ripromettevo di ripescare in qualche modo).
Un abbraccio
Rob -
castagne tascabili
Cara Elisabetta,
i Pocket Chestnut sono delle belle persone: i compagni perfetti con cui condividere una bella serata e qualche birra. Anche per questo motivo la data con loro al Bloom è stata decisamente piacevole. Una bella occasione per rivedere dei vecchi amici e, sul palco, davanti ad un pubblico abbastanza numeroso, giocare un po’ a mischiare le carte con un reading breve ma bello denso, con una scaletta incazzata e provocatoria al punto giusto. Per citare una cara amica: “è stato bello”.
“Dall’ultima volta che ci siamo visti, io ho avuto due bambini e tu hai scritto tre libri” mi ha detto una persona che non incontravo da parecchio tempo. Ecco: questa è una cosa su cui forse dovrei riflettere. Prima o poi dovrò farlo. Prima o poi. Non ora, per fortuna. Ora non ne ho proprio il tempo.
Un abbraccio
Rob
p.s.: sabato 5 febbraio farò da moderatore alla presentazione del libro di Gigi Vergallo al Castello di Solza. Il prossimo appuntamento con le mie storie è fissato invece per il 9 febbraio quando, verso le 22.00, tornerò a leggere qualche brano in apertura della serata del Tambourine di Seregno (MB). -
arrosticini e tormente di neve
Cara Elisabetta,
credo che quella di Chieti sia destinata a restare nella mia memoria come la tappa più avventurosa di questo mio girovagare letterario: qualcosa paragonabile al Gavia del Giro D’Italia di Hampsten, se capisci cosa intendo.
Già il fatto di essere riusciti ad arrivare alla libreria (grazie alla guida di Paolo, prode compagno d’avventure di Vincenzo Di Pietro), mentre una tormenta di neve paralizzava letteralmente tutte le ripide vie d’accesso al paese, credo sia stato un mezzo miracolo. Il fatto che poi, mentre davamo già per scontato di dover annullare tutto, qualcuno sia stato così folle da uscire di casa e sfidare le strade palesemente impraticabili per venire a sentire gli sproloqui di due romantici rincoglioniti, è invece un miracolo completo.
E’ stata una presentazione strana, estremamente confidenziale (ma, d’altra parte, visto il meteo, non poteva essere altrimenti) e, credo, con la mia peggiore performance personale in assoluto. Ma è stato un week-end molto piacevole, fra il mare in tempesta, una neve aggressiva, la proverbiale calorosissima ospitalità abruzzese e gli arrosticini di Montesilvano.
Un abbraccio
Rob
p.s.: giovedì (27 gennaio), alle 22.00, tornerò a calcare il palco del Bloom con una piccola apparizione all’interno del concerto dei Pocket Chestnut.
p.p.s.: sul webmagazine SuccoAcido è possibile leggere una mia lunga intervista. Ecco il link: http://www.succoacido.net/showarticle.asp?id=841#ita -
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ventigennaioduemilauno
Cara Elisabetta,
te lo ricordi, vero, quel mio vecchissimo racconto intitolato “Come non dirsi addio”?
Quante volte mi è capitato, quando ci eravamo appena conosciuti, di accennarti a tutto ciò che non ha mai smesso di respirare attorno a quelle righe? Quante volte, fin dall’uscita di “Tutto passa invano”, mi è capitato di concludere un reading con quel brano? E quante volte, introducendo quella lettura, mi è capitato di raccontare che quel frammento di vita si intitolava, in origine, “20-01-2001”, anche se poi decisi di pubblicarlo con un altro titolo? Tante. Troppe, forse.
Lo so che tu non c’entri nulla con questa storia. Lo so che di queste cose abbiamo già parlato fino allo sfinimento. Lo so che è una storia vecchissima. E so anche come la pensi a riguardo. Quello che non so è che effetto potrà farmi, dopodomani, alzarmi dal letto e pensare che dagli istanti fotografati in quelle parole sono passati (“invano”) esattamente dieci anni.
Dieci anni. Hai idea di quanti aeroplanini di carta si possano lanciare, in dieci anni?
Forse è anche per esorcizzare il fantasma di questa personalissima ricorrenza che nelle prossime settimane tornerò a raccontare le mie storie in pubblico: prima con una data in Abruzzo poi, nel giro di un pugno di settimane, con un poker di appuntamenti lombardi in situazioni sempre diverse fra loro e con amici sempre diversi al mio fianco.
Si parte sabato (22 gennaio), alle 17.30, con una presentazione di “In fondo ai suoi occhi” alla Libreria De Luca di Chieti. Per fortuna quel giorno avrò al mio fianco l’amico Vincenzo Di Pietro che modererà l’incontro e limiterà il mio inevitabile divagare in storie ormai troppo vecchie.
Un abbraccio
Rob
p.s.: intanto quel racconto è, ormai da tempi immemorabili, in download sul mio sito. -
a perdifiato
“e comunque, puoi correre quanto vuoi. non diventerai mai una stella.” (Mauro Covacich, da “A perdifiato”)
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trentundodiciduemiladieci
Cara Elisabetta,
è inutile nasconderlo: per quanto ci si sforzi di fare i cinici e affermare che il 31 dicembre è solo una data come un’altra, quando arriva questo periodo dell’anno viene naturale trovarsi a fare qualche bilancio dei dodici mesi appena trascorsi.
Per quanto mi riguarda, credo che questo 2010 sia stato l’anno più intenso e girovago della mia vita. Un anno di continui viaggi su e giù per l’Italia, di promesse mantenute e di splendidi sorrisi di passaggio. Un anno ricco di momenti da non dimenticare ed impreziosito da un paio di nottate da raccontare (“ai figli che non avremo”, direbbe qualcuno): soprattutto una, a fine maggio, aspettando l’alba su una gradinata con l’impressione netta che, per una volta, tutto potesse essere assolutamente perfetto.
Visto che da troppo tempo non ho modo di ammorbardi con la musica che ascolto, provo ad improvvisare una play-list delle canzoni che hanno segnato questo mio anno:
1- Le Luci Della Centrale Elettrica – “Quando tornerai dall’estero”
2- Massimo Volume – “Le nostre ore contate”
3- Virginiama Miller – “La carezza del Papa”
4- Non Voglio Che Clara – “L’estate”
5- Baustelle – “Le rane”
Mi fermo a 5, come insegnava il buon Hornby, per non deprimerti troppo… ma ci sarebbero da citare anche “Settembre” dei Dilaila, “Legno Bianco” di Andrea Cola, “De Pedis” degil Amor Fou, “I superstiti” di Iosonouncane e forse anche qualcos’altro. Ma per ora basta così.
Buon anno, ragazza.
Rob -
buon Natale 2010!
Cara Elisabetta,
buon Natale! Solo questo: buon Natale.
In realtà volevo parlarti anche di altre cose, ma è (quasi) Natale ed a Natale è giusto non pensare a nulla. A Natale, forse, è davvero giusto fermarsi a guardare le luci dell’albero e pensare soltanto che è Natale, che fuori c’è la neve e che, almeno per questi pochi istanti, va tutto bene così.
Cerca di passare delle feste serene, amica mia.
Un abbraccio
Rob